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Album Adamoli |
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Diana, Giovanni,
Concetta, Italia e Fernanda |
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visita la bellissima collezione di fotografie e
documenti di famiglia sul sito
www.adamoli.org |
sulla spiaggia di Silvi marina |
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Diana, Giovanni, Concetta, Italia e Fernanda
Adamoli |
particolari |
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a sinistra: Diana Adamoli (1913-1997); a destra: Renato Molinari (1910-1945) e Giovanni Adamoli (1914-1983) |
particolari |
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nell'ordine, da sinistra: Fernanda (1921), Italia (1917-1977), l'amica Anna Maria, Concettina (1915-1976) |
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Di Renato Molinari si è scritto molto. Si sa che da giovane aderì entusiasticamente al fascismo e che si distinse come dirigente del Guf, la Gioventù Universitaria del partito. Appassionato sportivo, amò sopratutto la montagna, fu esperto scalatore e fu anche uno dei principali animatori della locale sezione del Club Alpino italiano. Si laureò in Giurisprudenza con una tesi su "L'autonomia del comune medievale", poi pubblicata in volume e ancora oggi apprezzata e consultata per il rigore scientifico con cui fu redatta. Nel corso degli anni Trenta fu prima redattore e poi capo-redattore de "Il Solco", il giornale della federazione fascista (era suo lo pseudonimo di Remo) e della rivista "Teramo", pubblicata dall'amministrazione comunale. Durante la guerra si trovò a combattere sul fronte greco-albanese dove iniziò a maturare il cammino di ripensamento che, al suo rientro in Italia, dopo l'8 settembre 1943, lo portò a unirsi alle formazioni partigiane, prima in Abruzzo e poi in Piemonte. |
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L'epilogo è noto: poteva essere rimpatriato nell'Abruzzo già liberato ma rifiutò, preferendocontinuare a combattere insieme ai suoi compagni. Catturato dai tedeschi fu fucilato il 10 marzo del 1945. Le lettere da lui scritte ai familiari prima dell'esecuzione sono state più volte pubblicate in antologie e profili biografici. Renato Molinari fu uno dei più cari amici di mio zio, Giovanni Adamoli, che in più di un'occasione mi raccontò di Renatino, suo amico d'infanzia, dei loro giochi sulla spiaggia di Silvi e della comune passione per il ciclismo e per le collezioni di figurine dei campioni del tempo. Mi raccontò del loro ultimo drammatico colloquio, sotto i portici del Grande Italia, prima che Renato si allontanasse da Teramo. Mi parlò anche di certe carte che conservava, (se non sbaglio erano lettere) nelle quali Molinari gli confidava i motivi dei suoi ripensamenti sul fascismo. Dopo la morte di mio zio però, gli scritti di Renato Molinari, per quanto cercati, non si sono mai trovati. |
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Scritti
Bibliografia:
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a Linda Falasco (vedi scheda) 10.3.45: Mia buona amica, Grazie della vostra serena amicizia. Vi sarò grato se rileggerete e ordinerete le cose mie ( poesie e romanzo). Scrivete ai miei quando potrete. Sarò fucilato stasera. Muoio serenamente, come onestamente ho sempre vissuto. Renato Molinari
allo zio (vedi scheda) 10 3.45: Carissimo zio, Proprio mentre ormai speravo essere graziato è venuta la condanna a morte. Ti sarò grato se potrai farmi avere una sepoltura cristiana, in modo che in seguito la mia famiglia possa riavere il mio corpo. Io vesto giacca di fustagno, maglione marrone, pantaloni blu da sciatore, scarpe da casermaggio. Ho baffi e capelli ricci neri. Ti abbraccio Renato Molinari
ai familiari (vedi scheda) 10.3.45: Miei cari, La mia vita è al suo termine. Ma ho raggiunto la mia meta: mi sono pentito dei miei – non troppi – peccati, e credo in Dio, Dio vi protegga, e con voi l’Italia nostra straziata, e alla quale sono sempre stato fedele. Cari cari cari, vi abbraccio. Perdonatemi, ma la mia strada è l’unica che mi era aperta. Coraggio! Renato Molinari |
con lo zio Giovannino |
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Questa foto mi ritrae
in braccio allo zio Giovannino. |
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